Mickael Manera: l’osteopata che cura e informa

Nel cuore del Palais de la Scala, questo giovane professionista sta rivoluzionando i codici dell’osteopatia tradizionale unendo rigore scientifico, psicologia e un’insaziabile sete di conoscenza.
Una curiosità insaziabile
“Perché?” È la domanda che accompagna Mickael Manera fin dall’infanzia, quella curiosità incontenibile che lo ha portato dal Berklee College of Music di Boston fino al suo studio a Monte-Carlo. Ma tra la musica e l’osteopatia, ciò che lo ha davvero conquistato è il funzionamento dell’essere umano. “Sono sempre stato appassionato del funzionamento umano, che fosse psicologico, fisiologico o biomeccanico”, confida.
Il suo percorso atipico delinea il ritratto di un professionista fuori dagli schemi: tre anni di psicologia all’Università Nice Sophia-Antipolis, dove ha scoperto le neuroscienze del dolore; poi cinque anni di osteopatia alla scuola Atman; e ancora un diploma come coach sportivo. Nove anni di studi che convergono in una visione olistica della salute.
L’approccio bio-psico-sociale
Nel suo studio, che gestisce da un anno e mezzo, Mickael Manera ha fatto dell’alleanza terapeutica il suo credo. “Non ci si può interessare a un individuo senza tenere conto della sua storia personale, dei suoi trascorsi, del suo ambiente”, spiega. È questa visione globale, radicata nel modello bio-psico-sociale, a fare la differenza.
A differenza dell’osteopatia tradizionale, il suo metodo poggia su basi scientifiche solide. Questionari DN4 per individuare i dolori neuropatici, scala di Hamilton per l’ansia, test di mobilità: ogni consulto diventa un’indagine meticolosa. “Il mio obiettivo è che escano dallo studio più informati”, sottolinea. L’educazione terapeutica non è un qualcosa in più, è il cuore stesso della sua pratica.
Sfatare i miti
Su Instagram, dove i suoi video totalizzano milioni di visualizzazioni, Mickael Manera porta avanti una battaglia: quella contro le false credenze.
“Bisogna restare a riposo 48 ore dopo una seduta di osteopatia? Falso. Al contrario, muoversi dopo una seduta fa benissimo”, ribadisce.
Vertebre “spostate”, bacini “da rimettere a posto”: tanti concetti superati che lui smonta con chiarezza. “Una vertebra spostata significa ospedale e intervento chirurgico. Non si “rimette a posto” né un bacino né una vertebra”. La sua visione? Le manipolazioni modulano il dolore attraverso complessi meccanismi neurofisiologici, ben lontani dalle spiegazioni meccanicistiche di un tempo.
Il dolore cronico, il suo campo preferito
È nell’accompagnamento dei dolori cronici che il suo approccio multidisciplinare trova la massima espressione. “Nel dolore cronico ci sono comorbidità: ansia, depressione. Fanno parte del dolore”, spiega. La paura di muoversi, che peggiora la situazione, diventa allora una delle sfide terapeutiche principali.
La storia di una paziente con disturbo d’ansia generalizzato illustra perfettamente la sua filosofia. Incapace di uscire di casa, costretta a lasciare il lavoro, ha trovato in lui non solo un osteopata ma un alleato. “Grazie alle mie competenze, ascoltandola e mettendola in sicurezza, abbiamo trovato una soluzione. Ha potuto riprendere il suo lavoro”, racconta con orgoglio.
L’autonomia prima di tutto
“Io sono una stampella solida, ma pur sempre una stampella”, riassume Mickael con disarmante umiltà. Il suo obiettivo? Una sola seduta può bastare, se il paziente esce dallo studio più consapevole, sensibilizzato e con esercizi da fare a casa. “La soluzione non è esterna, è interna. Bisogna mobilitare le risorse che ognuno ha dentro di sé”.
Questa filosofia si riflette anche nei suoi consigli per gestire il dolore cronico: muoversi regolarmente, adottare sane abitudini di vita e, soprattutto, esporsi allo stress. “Non è lo stress il problema, è la resilienza allo stress. Come lo affrontiamo? Come costruiamo questa resilienza? È la sfida della nostra società”.
Un’ambizione su larga scala
A 28 anni, Mickael Manera non ha alcuna intenzione di fermarsi. Due anni di master, poi un dottorato in psicologia: quattordici anni di studi in totale. Il suo sogno? Sviluppare un’app di coaching online che unisca sport, salute mentale e gestione del dolore per raggiungere il maggior numero possibile di persone.
Primo giorno di studio, primo giorno su Instagram: una coincidenza? Assolutamente no. “La gente apprezza quello che condivido”, osserva con semplicità. In questa sua sete di conoscenza, Mickael Manera ha trovato la sua vocazione: aiutare le persone a mobilitare le proprie risorse interiori per trasformare la sofferenza in movimento.