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Monaco riconosce ufficialmente la Palestina: il Principe Alberto II chiede una soluzione a due Stati all’ONU

Le Prince Albert II au sommet exceptionnel de l'ONU sur le conflit israelo-palestinien à New-York © Michaël Alesi
Il Principe Alberto II al vertice straordinario delle Nazioni Unite sul conflitto israelo-palestinese a New York © Michaël Alesi - Palazzo del Principe

Il Sovrano monegasco ha annunciato questo riconoscimento storico durante una conferenza di alto livello co-organizzata da Francia e Arabia Saudita, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Presente a New York per l’80ª sessione dell’Assemblea generale dell’ONU, il Principe Alberto II ha ufficializzato lunedì 22 settembre il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Monaco. L’annuncio è avvenuto nel contesto di una conferenza dedicata alla risoluzione pacifica della questione palestinese, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita

“Vogliamo anche riconoscere alla Palestina la qualità di Stato in diritto internazionale, cosa che faccio davanti a voi”, ha dichiarato il Sovrano durante il suo discorso. Monaco si unisce così a oltre 150 Paesi che hanno già compiuto questo passo diplomatico.

Un appello per equilibrio e sicurezza

Nel suo intervento, il Principe ha ribadito la posizione tradizionale di Monaco a favore di un approccio equilibrato al conflitto. Ha difeso “due diritti indissolubili: quello di Israele a vivere in sicurezza all’interno di confini sicuri e riconosciuti, e quello del popolo palestinese a disporre di uno Stato sovrano, vitale e democratico”.

Il Sovrano non ha eluso i tragici eventi recenti, ricordando che “il 7 ottobre 2023 segna, in tutto il suo orrore, l’inizio del caos attuale”. Ha condizionato qualsiasi soluzione duratura alla liberazione di tutti gli ostaggi e allo smantellamento di Hamas.

Un appello per la pace

Consapevole delle sfide da affrontare, il Principe Alberto II ha sottolineato l’urgenza di agire: “La pace non può più rimanere una prospettiva lontana: deve incarnarsi nelle istituzioni, nelle garanzie reciproche e nel rispetto effettivo dei diritti di ciascuno”. Ha concluso il suo discorso con una frase diventata simbolica: “La pace non si decreta, si costruisce con una volontà comune”.