Intervista

INTERVISTA. Sofiane Diop: “Mi ero ripromesso di tornare a Monaco per lasciare il segno”

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AS Monaco

Lunedì scorso, noi di Monaco Tribune, insieme a Radio Monaco, abbiamo intervistato il centrocampista monegasco Sofiane Dip (20 anni) al centro sportivo dell’AS Monaco.

È mezzogiorno passato quando arriviamo al centro sportivo del Monaco a La Turbie. Il cielo è grigio e il freddo si fa sentire anche dentro la sala stampa. Con poche ore di sonno alle spalle, all’indomani della vittoria dell’AS Monaco contro il Nantes (1-2), arriva Sofiane Diop. Una felpa nera col cappuccio sulle spalle, le sneakers gialle slacciate ai piedi e l’aria leggermente stanca di chi non ha dormito molto per l’euforia della vittoria. Nella partita contro il Nantes, il centrocampista francese, vera rivelazione di questo inizio di stagione, con 22 partite giocate e 5 goal segnati, stava per segnare la sua sesta rete. Ma il tiro del tutto spontaneo non è riuscito a superare la parata di Alban Lafont. Non sarà di certo questo a fermare l’ex giocatore del Rennes, determinato a restare nella storia della Rocca.

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Sofiane, cosa ne pensi di questa vittoria a Nantes, la quinta di fila?

Eravamo preparati ad affrontare la partita. Ci aspettavamo che gli avversari pensassero che avremmo optato per un blocco difensivo basso, per intercettarci. Penso che abbiamo risposto bene, ravvivando e dando spontaneità al gioco. Siamo riusciti a segnare il primo goal liberatorio. Siamo una squadra giovane, è un peccato avere paura verso alla fine, ma stiamo ancora imparando.

Sembra che la squadra stia vivendo bene questa stagione. È vero?

La squadra va alla grande, e anche lo staff. Non ci mettiamo pressioni inutili. Cerchiamo di tenere sotto controllo il più possibile l’allenamento per dare il meglio nelle partite del fine settimana. Sette incontri imbattuti è un ottimo traguardo. Dobbiamo continuare così.

Il coach mi ha fatto ritrovare la fiducia in me stesso che avevo un po’ perso

A livello personale, con quale giocatore vai più d’accordo fuori dal campo?

(Sorride) Ce ne sono diversi. Sicuramente c’è Benoît (Badiashile), che conosco da quando eravamo piccoli. Abbiamo iniziato ad allenarci insieme. È quello con cui vado più d’accordo, ma siamo un bel gruppo di amici, con Youssouf (Fofana), Aurélien (Tchouaméni), Axel (Disasi), Fodé (Ballo-Touré) e Willem (Geubbels).

Sei uno dei giocatori più utilizzati da Niko Kovacs questa stagione. Questo atto di fiducia migliora le tue prestazioni?

Lavoro ogni giorno per cercare di avere più tempo di gioco possibile. Il coach mi ha dato la sua fiducia, è vero, e spetta a me non deluderla in campo.

@ AS Monaco

Qual è il vostro rapporto con l’allenatore?

Con i giocatori più giovani, ma anche con quelli più navigati, c’è un rapporto padre/figlio. È un allenatore molto preciso, non esita a fermare l’allenamento per correggere alcuni dettagli. Personalmente, il coach mi ha fatto ritrovare la fiducia in me stesso che avevo un po’ perso. Ma credo di dover anche ringraziare i diversi errori che ho commesso in passato. Il mio primo anno difficile, il passaggio al Sochaux, penso sia la somma di tutte queste cose. Il coach, poi, è stato la ciliegina sulla torta.

Come gestisci questa nuova notorietà?

Sono circondato da brave persone, tra lo staff tecnico, gli addetti stampa della squadra, gli agenti, i miei genitori, i miei amici… Ho fatto degli errori, so cosa vuol dire avere il proprio momento di gloria e poi ritornare alla semplicità. L’ho già fatto una volta, non lo farò una seconda.

Se dovessi proprio sceglierne uno, direi Kevin De Bruyne.

Vorresti lasciare un segno indelebile a Monaco?

Certo. Quando sono arrivato, il mio obiettivo era quello di giocare con i professionisti. Quando sono andato in prestito al Sochaux, mi ero ripromesso che sarei ritornato per lasciare il segno. La prossima fase è mostrarmi ancora più determinato. So di avere quello che serve, tocca a me darmi da fare per cancellare i miei errori.

Sembri molto perfezionista…

Pensavo, in effetti, di andare a vedere la partita contro il Nantes (sorride). Imparo molto dai miei errori e credo che per arrivare in alto sia assolutamente indispensabile perfezionare i dettagli. Contro il Nantes, ho fatto qualche stop non troppo buono, ho perso qualche palla che non avrei dovuto perdere. Mi piace che sia tutto perfetto, anche se non è sempre possibile.

Quali sono i giocatori a cui ti sei ispirato crescendo?

Direi Lionel Messi, ma è troppo facile, perché è il modello a cui aspirano tutti. Non ho mai guardato un solo giocatore in particolare. Preferisco trarre ispirazione da diversi giocatori, guardando la situazione che potrei ritrovarmi ad affrontare in partita, e traendo il meglio da ciascuno. Ma se dovessi proprio sceglierne uno, direi Kevin De Bruyne.

Al centro di allenamento ero un buon cannoniere, ma ero bravo soprattutto nei passaggi

E all’interno della squadra?

Ammiro molto Cesc (Fabregas), soprattutto per la qualità dei suoi passaggi e anche per il senso della posizione. Riesce a mettersi sempre nelle zone libere e copre davvero bene gli spazi. Mi piace molto il gioco di Cesc.

Ultimamente sembri essere sempre più attirato dai tiri in porta.

È vero, i goal mi attirano molto. Ma la cosa più importante è il gioco e la squadra. Voglio marcare, sicuramente, ma le prestazioni miglioreranno col tempo. Mi piacerebbe fare più assist decisivi. Al centro di allenamento ero un buon cannoniere, ma ero bravo soprattutto nei passaggi.

@ AS Monaco

Traduzione a cura di Valentina Alia