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Intervista

Tesori del Mediterraneo in pericolo. La Nivéole de Nice, un fiore in via d’estinzione

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Wikimedia Commons

Dal 12 febbraio scorso, la Nivéole de Nice, un fiore ormai “in pericolo”, ha fatto la sua comparsa su un francobollo monegasco. Entrato nella Lista rossa delle specie in via d’estinzione dell’Unione Internazionale per la conservazione della natura (IUCN), il fiore è oggetto di un piano di conservazione nel Principato.

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Da lontano, con i suoi petali ricadenti a campanella, potrebbe essere scambiata per un bucaneve. La Nivéole de Nice, chiamata anche Acis nicaeensis, fiorisce ad aprile in alcune rare zone del territorio monegasco e delle Alpi Marittime, dove riesce ancora a sopravvivere. Questo fiore poco appariscente, endemico della regione, non esiste in nessun’altra parte del mondo! “Possiamo osservare esemplari di questa specie vegetale dal Col de Vence fino al confine franco-italiano, soprattutto nella zona di Mentone e nel comune di Ventimiglia”, sottolinea Frédéric Médail, professore e ricercatore, membro dell’Istituto mediterraneo di biodiversità ed ecologia (IMBE).

“Possiamo trovarlo sia in riva al mare che a 1.000 metri di altitudine”, ricorda lo specialista della flora mediterranea, che ci tiene a sottolineare l’incredibile resistenza di questa pianta a bulbo. “Un fiore tuttavia capriccioso”, afferma divertito lo scienziato, ammettendo che la Nivéole de Nice gli ha dato del filo da torcere durante le osservazioni. Infatti, questa pianta fiorisce solo in determinate situazioni meteorologiche. “Nelle primavere che seguono inverni molto secchi, abbiamo difficoltà a individuare esemplari della specie e quindi a studiarli”.

La rocca di Monaco oggi forma un isolotto circondato dall’urbanizzazione, in cui, nonostante tutto, la specie riesce a sopravvivere

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© V. Gaglio / Direzione dell’ambiente Monaco, Rocher, Glacis du Palais Princier

La sua sopravvivenza? “Un vero miracolo”

“Dalla fine del XIX secolo, la specie ha perso undici delle sue popolazioni”, afferma con rammarico Frédéric Médail, “di cui tre di queste a Monaco, come quella di Moneghetti, che è ormai scomparsa, e quella delle falesie del vallone di Sainte-Dévote, dove resiste ancora qualche esemplare”. Questa specie vegetale in serio pericolo conta quarantadue popolazioni: “una situazione preoccupante”. L’urbanizzazione e il deterioramento del suo habitat naturale restano la principale causa della scomparsa di queste popolazioni: dagli anni ’50, il turismo, oltre che l’attrazione per il mare e il sole, hanno portato a un’alterazione delle aree naturali presenti nella regione. “La rocca di Monaco oggi forma un isolotto circondato dall’urbanizzazione, in cui, nonostante tutto, la specie riesce a sopravvivere”. Un “vero miracolo” secondo lo scienziato.

A questa minaccia, si aggiungono il rischio di impoverimento genetico delle popolazioni di Nivéoles de Nice, e quello rappresentato dalla comparsa di specie esotiche infestanti, molto attive e competitive, all’interno del suo habitat naturale. “Al momento, la sopravvivenza della popolazione di Nivéoles de Nice nascosta sulla rocca monegasca è minacciata da una pianta a bulbo chiamata Fresia, originaria dell’Africa”.

Francobollo Monaco Nivéoles de Nice
OETP Monaco

Un piano per la salvaguardia lanciato a Monaco

Di recente, il Governo del Principe ha lanciato un piano d’azione su larga scala per mantenere in vita la specie. “Siamo sempre sull’attenti”, afferma Ludovic Aquilina, responsabile della Divisione del Patrimonio naturale presso la Direzione dell’ambiente del Principato. “L’obiettivo è accrescere la nostra conoscenza su questa specie, ripristinare i suoi habitat naturali e rafforzare le sue popolazioni”. A ottobre, a seguito di un’iniziativa intrapresa con il Conservatorio botanico nazionale mediterraneo e l’IMBE, più di 900 piantine sono state piantate sui pendii rocciosi (Glacis) sotto il Palazzo del Principe, oltre che nei giardini di Saint-Martin. Il Principe Alberto II di Monaco ha inoltre partecipato alla ricollocazione delle Nivéoles de Nice sulla rocca di Monaco, circa 900 esemplari i cui semi erano stati prelevati nel 2019 e coltivati a Porquerolles, prima di ritornare nel loro habitat d’origine.