Dmitri Rybolovlev ha perso la causa contro Sotheby’s
Tuttavia, il processo “ha permesso di fare luce sulla mancanza di trasparenza che affligge il mercato dell’arte”.
Dopo quasi un mese di processo, è arrivato il verdetto. Il miliardario russo proprietario dell’AS Monaco, Dmitri Rybolovlev, non ha avuto la meglio nella sua battaglia legale contro la casa d’aste Sotheby’s, accusata di essere complice in una truffa.
Ma cosa era successo? Yves Bouvier, mercato d’arte svizzero e amico di Dmitri Rybolovlev, gli aveva fatto da intermediario in occasione dell’acquisto di alcuni dipinti d’autore. Nel 2015, però, il proprietario dell’AS Monaco ha accusato Yves Bouvier di averlo truffato per quasi un miliardo di franchi svizzeri per l’acquisto di 38 opere d’arte. Tra queste, 12 sarebbero state acquistate durante alcune vendite private organizzate da Sotheby’s. Quattro di queste sono state oggetto della controversia newyorkese: un Magritte, un Klimt, un Modigliani e un Leonardo da Vinci.
Sotheby’s era anche accusata di aver aiutato Bouvier a gonfiare i prezzi di diverse opere d’arte, oltre che di aver nascosto le informazioni che avrebbero permesso a Rybolovlev di scoprire che Bouvier era il vero proprietario dei quadri che il miliardario aveva acquistato.
Come riportato dal New York Times, nel corso di questa battaglia legale è venuto spesso fuori un nome, quello di Sam Valette, vicepresidente di Sotheby’s, responsabile delle vendite private. Sarebbe stato lui, secondo l’accusa, ad aver collaborato con Bouvier per truffare Rybolovlev.
“[Sotheby’s] è un’azienda che ha consentito a un avido dirigente subalterno di fare carriera senza mai essere chiamato a rispondere delle sue azioni. Ha scelto piuttosto di vendere la sua reputazione, il suo marchio, la fiducia che abbiamo nei confronti di questo genere di aziende, per generare un profitto”, ha dichiarato uno degli avvocati del miliardario davanti ai dieci membri della giuria di un tribunale federale di New York.
Accuse che la casa d’aste ha continuato a respingere. Sempre secondo il New York Times, Sotheby’s ha replicato che San Valette era un esperto d’arte appassionato, diligente e onesto, che desiderava esclusivamente vendere le opere ai suoi clienti al miglior prezzo. Bouvier non avrebbe quindi ricevuto alcun trattamento di favore e sarebbe stato trattato come qualsiasi altro cliente. “Invece di dare la colpa alla casa d’aste, Rybolovlev dovrebbe solo prendersela con se stesso”, ha dichiarato la difesa di Sotheby’s.
Come riportato dalla rivista specializzata Artnet, durante il processo gli avvocati della casa d’aste e Sam Valette hanno dipinto la frode di Yves Bouvier come un quadro desolante. Ma gli avvocati di Sotheby’s hanno sempre insistito sul fatto che la casa d’aste non avesse alcuna responsabilità.
Ed è stato proprio su questo punto che la giuria americana si è dovuta pronunciare: Sam Valette era al corrente del comportamento di Bouvier? E, soprattutto, lo ha aiutato? Una domanda complessa, visto che la giuria si è ritrovata a dover affrontare la torbidità del settore.
Verso una maggiore trasparenza nel mercato dell’arte?
Dopo tre settimane di udienze, in cui i professionisti del settore hanno testimoniato uno dopo l’altro, e cinque ore di deliberazione, come riporta il Wall Street Journal, la giuria ha ritenuto che le transazioni effettuate da Sotheby’s non potessero essere considerate una frode.
Una decisione di cui Sotheby’s è stata più che felice, sottolineando “il suo rispetto degli standard più elevati in fatto di integrità, etica e professionalità in tutti i settori del mercato dell’arte”.
“È stato un lungo processo per Sotheby’s”, ha aggiunto l’avvocato della casa d’aste secondo il Wall Street Journal, “ma siamo felici di essere stati scagionati”.
Uno degli avvocati del miliardario russo ha invece dichiarato: “Questo processo ci ha consentito di raggiungere il nostro obiettivo, ovvero fare luce sulla mancanza di trasparenza che affligge il mercato dell’arte. Questa torbidità ha reso difficile il reperimento delle prove in un complicato caso di favoreggiamento per truffa. Il verdetto non ha fatto altro che sottolineare l’esigenza di una riforma fuori dai tribunali”.
In effetti, come precisa Art News, nonostante il verdetto favorevole per Sotheby’s, sono stati svelati diversi dettagli del suo funzionamento interno e delle sue pratiche commerciali. È stata l’occasione per sbirciare nel mondo segreto delle vendite private delle case d’aste che, in questi ultimi anni, ha rappresentato un’ampia fetta delle commissioni di Sotheby’s e dei suoi concorrenti.