Maria Franca Fissolo: la Ferrero che vive sul Rocher

A Monaco, come nel corso della sua lunga vita, la vedova dell’inventore della Nutella e dell’ovetto Kinder incarna un’idea tutta sua di lusso, discrezione e impegno sociale.
Ci sono ritratti più facili da tracciare di altri; quello di Maria Franca Fissolo sicuramente non rientra in questa categoria. Perché colei che potrebbe a pieno titolo vantarsi di essere una delle donne più ricche del mondo è anche una delle miliardarie più riservate che ci siano.
Monacale e residente monegasca, la vedova di Michele Ferrero ed erede dell’impero omonimo si distingue – ed è il minimo che si possa dire – per la semplicità e il riserbo che avvolgono la sua vita privata. Le sue rare apparizioni pubbliche, anche nel Principato, si contano sulle dita di una mano. Ritratto, necessariamente sfumato, della donna più discreta del Rocher.
Dal colpo di fulmine alla fuga dalle Brigate Rosse: quando la Storia sconvolge una storia d’amore
Maria Franca Fissolo nasce a Savigliano, in Piemonte, nel 1939. Dopo il liceo, frequenta la Scuola per Interpreti dell’Università Carlo Bo di Milano; è lì che diventa poliglotta, imparando oltre all’italiano anche l’inglese, il francese e il tedesco.
Dopo la laurea, a 22 anni viene assunta nel 1961 come traduttrice e interprete presso una fabbrica di cioccolato in piena espansione: la Ferrero, con sede ad Alba, in provincia di Cuneo.
Dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’azienda è guidata da Michele Ferrero, figlio di Pietro Ferrero, inventore nel 1949 della “Supercrema”, una crema spalmabile a base di latte, nocciole e burro di cacao.
Il resto sembra una favola. Un giorno, Maria Franca viene chiamata all’ultimo minuto per sostituire una collega in una trattativa commerciale importante con la presenza del titolare. Riceve i complimenti da Michele e, nei giorni seguenti, i due si incrociano nei corridoi, in riunione, in ascensore.
Ogni volta, Michele non riesce a trattenere l’emozione quando vede la giovane donna, che però gli resiste: lui ha 14 anni più di lei. Ma l’erede insiste e riesce a convincerla ad accettare un invito a cena. «Quella sera abbiamo smesso di darci del lei e le nostre vite sono cambiate», raccontava Maria Franca in una rara intervista rilasciata nel 2024 al Corriere della Sera.
«Fu un colpo di fulmine», dirà anche a La Stampa. Da quel ristorante, Maria Franca guarda una casa in cima a una collina di Pino Torinese, vicino a Torino. «Un mese dopo», ricorda sul Corriere, «Michele comprò quella casa, sette mesi dopo ci siamo sposati e abbiamo vissuto lì. È stata la nostra casa per quindici anni, fino all’arrivo del generale».
Il “generale” a cui si riferisce Maria Franca Fissolo è Carlo Alberto Dalla Chiesa, capo del Nucleo Speciale Antiterrorismo di Torino che, a metà degli anni Settanta, chiama a casa Ferrero. «Suo marito», dice l’ufficiale alla moglie dell’imprenditore, «è nella lista dei bersagli delle Brigate Rosse», l’organizzazione terroristica di estrema sinistra che ha seminato il terrore negli “anni di piombo”.
Da quel momento, tutto cambia. Il giorno dopo la telefonata, Maria Franca e i due figli avuti da Michele – Pietro, nato nel 1963, e Giovanni, nel 1964 – fuggono in Belgio, a Bruxelles; Michele invece si nasconde tra le colline delle Langhe piemontesi.
Anche altre famiglie di industriali italiani, nel mirino delle Brigate Rosse, si rifugiano in quegli anni sulla vicina Costa Azzurra, in particolare a Monaco. I Riva (Italsider), i Benetton (abbigliamento), i de Benedetti (Olivetti), i Florio (commercio)… tutti scelgono, almeno per un periodo, il Principato come luogo sicuro per proteggere i propri cari, continuando al tempo stesso a gestire i propri affari dalla penisola vicina.
«Sempre presente, mai invadente»: lo stile Maria Franca Fissolo
Ma non – o almeno non ancora – Maria Franca. Per lei iniziano, lontano dal sole italiano, «venticinque anni di pioggia», come ha raccontato lei stessa. Ma di certo non sono venticinque anni di inattività. Insostituibile braccio destro di Michele – ma, come ha tenuto a precisare in un’intervista del 2019 a La Stampa, «mai la sua segretaria» –, Maria Franca assiste da protagonista alla nascita di una leggenda mondiale: la Nutella.
Durante un evento a Francoforte, i due si stanno riposando in hotel quando Michele esclama: «Lasciami ancora un momento di tempo perché ci sono quasi arrivato… Nutella!». Di fronte all’espressione sorpresa della moglie, l’imprenditore chiarisce: «È il nome del prodotto che correrà nel mondo».
Una scintilla che Maria Franca riconoscerà di nuovo negli occhi del marito quando inventerà l’ovetto Kinder: «Sarà Pasqua tutto l’anno», avrebbe detto alla sua fedele confidente.
In famiglia, la donna discreta diventa negli anni onnipresente. Al centro della macchina Ferrero fin dagli albori dell’espansione internazionale, Maria Franca supervisiona sia le risorse umane che i rapporti istituzionali e politici, senza trascurare il suo ruolo rappresentativo.
Al fianco di Michele, «la signora Ferrero ha sempre gestito le relazioni istituzionali del gruppo con tutti i principali interlocutori politici, economici e sociali», scriveva nel 2016 la National Italian American Foundation (NIAF).
Un ruolo di primo piano, ma sempre nell’ombra: «Maria Franca non è mai stata sotto i riflettori», confermava La Stampa nel 2024, «ed è forse proprio questo che ha alimentato il rispetto e l’ammirazione nei suoi confronti. Sempre presente, mai invadente, la sua eleganza è quella della semplicità. Un sorriso autentico, una parola gentile, un gesto che ispira fiducia».
Impossibile non cogliere, in questa riservatezza tutta cristiana, il segno della profonda fede che ha sempre animato i Ferrero. Cattolico devoto, Michele dichiarava già nel 1996: «Il successo della Ferrero lo dobbiamo a Nostra Signora di Lourdes. Senza di lei, nulla sarebbe stato possibile».
L’imprenditore nutriva infatti una vera devozione per la Madonna dei Pirenei francesi: nessuno stabilimento del gruppo senza una sua statua all’ingresso; nessun anno che cominci senza un consiglio d’amministrazione a Lourdes.
Quanto a Maria Franca, incarna meglio di chiunque altro l’immagine della donna casa e chiesa, una figura profondamente religiosa, dallo stile di vita quasi monastico.
Una vita segnata dal dolore
Ma né la fede né la ricchezza, per quanto immensa, mettono al riparo dalle tragedie. Maria Franca lo scopre nel modo più doloroso, perdendo nel giro di pochi anni il fratello, il marito e un figlio.
Nel 2011, il primogenito Pietro muore tragicamente durante una gita in bicicletta in Sudafrica. «Sono stata fortunata, ma ho perso Pietro, che aveva solo 47 anni, e perdere un figlio è disumano», confida al Corriere della Sera. «I dolori della vita cancellano i colori: sembra di vivere in bianco e nero».
Quattro anni più tardi, anche Michele muore, per un arresto cardiaco, a Monaco. «Ho vissuto 53 anni accanto a Michele», dirà a La Stampa qualche mese dopo la scomparsa del marito e compagno di vita.
Alla morte di Michele Ferrero, la moglie eredita un vero impero: il gruppo Ferrero conta oggi circa quaranta stabilimenti, più di 47.000 dipendenti e un fatturato che supera i 18 miliardi di euro. Le invenzioni del cioccolatiere di Alba – la Nutella certo, ma anche le Tic Tac, i Ferrero Rocher, la linea Kinder, i Mon Chéri – sono successi mondiali.
Poco prima di morire, Michele era l’uomo più ricco d’Italia, con un patrimonio stimato in 18 miliardi di dollari. Alla moglie lascia una fortuna valutata nel 2017 in 25,2 miliardi di dollari, che fa di lei, in quell’anno, la miliardaria più anziana del mondo.
Successivamente Forbes rivedrà la stima al ribasso, attribuendole “solo” 2,3 miliardi di dollari, in quanto la maggior parte degli attivi e la direzione del gruppo sono passati, dopo la morte di Michele, al secondogenito Giovanni.
Seppur defilata dalla guida operativa dell’azienda, Maria Franca continua a lasciare il segno sull’impresa, sui suoi dipendenti e sul territorio d’origine. Ad Alba, la chiamano semplicemente «la signora» e i suoi collaboratori affermano: «fa parte di noi, della nostra storia, come il profumo di cacao nell’aria».
A ogni sua visita nel paese, lei che oggi vive a Monaco ha sempre una parola per i contadini, un gesto per i lavoratori, che spesso conosce per nome. «Quando c’è lei, tutto sembra più solenne e allo stesso tempo più familiare», osserva una vignaiola locale intervistata da La Stampa.
Un’immagine che riflette perfettamente il carattere riservato e devoto di Maria Franca, che oggi dedica tempo e risorse a progetti sociali, dando concretezza al motto di famiglia: «Lavorare, creare, donare».
«Lavorare, creare, donare»: la filantropia come naturale prosecuzione del successo
Un credo che la coppia Ferrero concretizza già nel 1983 con la nascita della fondazione che porta il loro nome. Dedicata all’istruzione, alla dignità del lavoro, al sostegno dei più vulnerabili e alla promozione della cultura e delle arti, la Fondazione Ferrero si concentra sulle comunità locali e sul benessere dei lavoratori del gruppo.
«Per i Ferrero, creare ricchezza significa prima di tutto fare prodotti eccellenti che generano business», spiegava nel 2016 a Le Nouvel Obs Francesco Paolo Fulci, già presidente della Fondazione, «e poi offrire ai lavoratori le migliori condizioni di vita e di lavoro».
Pionieri di un capitalismo etico e della responsabilità sociale d’impresa, Michele e Maria Franca hanno sempre dato grande importanza al benessere delle famiglie dei dipendenti: colonie estive per i figli, centri comunitari per i pensionati (con attività artistiche, culturali, sportive e solidali, corsi di aggiornamento, ecc.), assistenza sanitaria, asilo nido intergenerazionale e all’avanguardia per le mamme lavoratrici…
«Abbiamo realizzato cose di cui sono molto fiera», dichiarava Maria Franca Fissolo al Corriere della Sera, «come offrire una qualità dell’invecchiamento a chi ha lavorato con noi, e includere gli anziani nelle attività che proponiamo per i bambini».
Un impegno eccezionale per intensità e costanza, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Per due anni consecutivi, Ferrero ha vinto il Randstad Award come datore di lavoro più attrattivo e responsabile. Nel 2016, Maria Franca Fissolo ha ricevuto il premio della NIAF per il suo impegno filantropico negli Stati Uniti. Nel 2024, è stata insignita del titolo di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana.
Un’onorificenza che rappresenta, secondo la diretta interessata, «non solo un riconoscimento alla mia persona, ma anche un grande incoraggiamento a continuare con impegno a servire il valore della nostra Repubblica». «Nel riceverla», ha dichiarato al giornale di Cuneo, «il mio pensiero va a tutti coloro che nel corso della mia vita mi hanno sostenuta e accompagnata (…) Grazie al loro esempio e alla loro vicinanza ho potuto affrontare con determinazione le sfide che la vita mi ha posto davanti».
A Monaco, una pensione elegante
A 86 anni compiuti, Maria Franca Fissolo si gode oggi una pensione tranquilla e devota a Monaco. Sebbene figuri regolarmente nelle classifiche delle grandi fortune del Principato e il suo nome compaia di tanto in tanto sulla stampa, la sua presenza sul Rocher è estremamente discreta: nessun impegno pubblico o economico, nessuna mondanità, quasi nessuna apparizione.
L’antitesi del “bling-bling” per eccellenza. Con la sua fedeltà ai valori della famiglia, alla discrezione e alla responsabilità sociale d’impresa – cosa ormai rara – Maria Franca Fissolo Ferrero incarna una certa idea del lusso: quella riservatezza tutta cristiana e quella continuità dei valori industriali italiani nel cuore del Principato. È lei la Ferrero del Rocher. Inizio modulo