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Inchiesta

Posidonia: cosa fare con queste piante che invadono le nostre spiagge?

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Le foglie di posidonia si staccano naturalmente e vengono trasportate verso la costa da correnti e mareggiate © Wikimedia Commons

Ogni inverno, le spiagge della Costa Azzurra si ricoprono di cumuli marroni. Si tratta delle foglie morte di posidonia che spesso infastidiscono i turisti. Eppure, nascondono un potenziale sorprendente.

La si confonde spesso con un’alga, ma la posidonia è una vera e propria pianta a fiori, con radici ben ancorate ai fondali del Mediterraneo. Con le sue lunghe foglie verdi, i fusti e le radici che si estendono nella sabbia, forma praterie marine immense che si muovono sinuose al ritmo delle correnti. Questi prati sommersi, discreti ma vitali, ospitano una biodiversità ricchissima: pesci, crostacei e molluschi vi trovano rifugio e crescono al riparo dai predatori.

La posidonia inoltre purifica l’acqua, rallenta l’erosione delle spiagge stabilizzando i fondali e cattura quantità di carbonio ben superiori a quelle delle foreste terrestri. Un pilastro fondamentale dell’equilibrio ecologico del Mediterraneo, spesso invisibile, ma assolutamente essenziale. Produce anche ossigeno – tra i 14 e i 20 litri al giorno per metro quadrato – e non a caso gli scienziati la chiamano il «polmone del Mediterraneo».

© Stéphane Jamme – Aquanaute Expertise

Ma questa pianta, pur essendo protetta, è oggi minacciata dall’attività umana: inquinamento, ancoraggi selvaggi, interventi lungo la costa, cambiamenti climatici… sono tante le pressioni che mettono in pericolo un ecosistema fragile ma prezioso. Come tutte le piante, anche la posidonia perde le foglie: diventano marroni, si staccano e vengono trasportate dalla corrente fino a riva, dove si accumulano creando dei veri banchi di posidonia, ovvero accumuli naturali di foglie morte che spesso sorprendono i visitatori.

A Monaco, l’AMPN (Association Monégasque pour la Protection de la Nature) gioca un ruolo fondamentale nella salvaguardia della posidonia. Già nel 1976 ha creato l’Area Marina Protetta del Larvotto, che protegge l’unica prateria di posidonia del Principato, vitale per la biodiversità. Dal 2021, sotto la guida della dottoressa Heike Molenaar, l’associazione porta avanti un programma sperimentale di ripiantumazione per ripristinare una zona danneggiata. I risultati sono incoraggianti: nel 2024 la densità delle piante è aumentata del 20% e il metodo testato a Monaco si è rivelato il più efficace tra quelli analizzati in uno studio comparativo a livello mediterraneo. La campagna di monitoraggio del 2025 punta a confermare questi progressi, in un progetto sostenuto dal Governo del Principato.

Dalla posidonia ai prodotti di tutti i giorni

© Comune di Beaulieu-sur-Mer

La posidonia stupisce inoltre per l’uso utile e innovativo che può avere nella vita quotidiana.

È la scommessa della brasserie artigianale Branao, che ha appena lanciato “Posidonia”, la prima birra commerciale a base di posidonia. Un progetto nato in collaborazione con il Comune di Beaulieu-sur-Mer. I mastri birrai Eric Dutilleul e Georges Compère hanno sviluppato per diciotto mesi una ricetta che unisce farina di posidonia e noccioli d’oliva tostati. Hanno scoperto che le foglie, una volta essiccate e tostate, sprigionano note iodate e di nocciola. Il processo produttivo richiede diverse fasi: dopo il dissalamento e l’essiccazione, la posidonia viene tostata per esaltarne gli aromi, mentre i noccioli d’oliva aggiungono sfumature di caramello e legno tostato. Il Comune partecipa attivamente alla raccolta: la prima del 2025 è partita a gennaio con l’aiuto della ruspa comunale. In questo modo le banquettes naturali vengono valorizzate, trasformando quelli che erano considerati scarti in una materia prima locale. Il risultato? Una birra bionda dai riflessi ambrati, già disponibile nei bar di Beaulieu e all’ufficio del turismo. Vengono organizzate anche degustazioni gratuite su prenotazione per i residenti. L’iniziativa ha aperto la strada a nuove sperimentazioni: la brasserie sta testando nuove ricette per ampliare la gamma.

© Beaulieu sur mer

Nel settore tessile, alcuni marchi usano la posidonia in modo simbolico. Il brand Posidonie, per esempio, produce costumi da bagno realizzati con reti da pesca riciclate, dichiarando di risparmiare acqua e ridurre fino all’80% le emissioni di CO₂. Anche altri settori stanno esplorando il potenziale della pianta: isolamento termico, compostaggio agricolo, arricchimento del suolo e persino design, per creare carta riciclata e oggetti decorativi.

Attenzione, però: trattandosi di una specie protetta, la valorizzazione della posidonia è soggetta a deroga statale, come ricorda il GIS Posidonie. Solo i depositi spiaggiati in modo naturale possono essere utilizzati, per non compromettere l’equilibrio degli ecosistemi marini del Mediterraneo.