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Secondo il WWF, dal 1970 abbiamo perso il 68% della fauna selvatica

dal 1970 abbiamo perso il 68% della fauna selvatica
Unsplash

Nel suo rapporto del Pianeta Vivente (Living Planet Report) del 2020, il WWF ha diffuso i risultati allarmanti dell’impatto dell’attività dell’uomo sulla biodiversità.

Il 68% della popolazione animale vertebrata si è estinta tra il 1970 e il 2016. Sono questi i dati evidenziati dal WWF in un rapporto pubblicato all’inizio di settembre. Le cause di questa estinzione? Principalmente la distruzione degli habitat naturali a favore delle attività degli umani, come l’agricoltura industriale, ma anche l’eccessivo sfruttamento delle risorse, o ancora il riscaldamento globale.

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Un indicatore nato nel 1997

I dati di questo rapporto sono stati ottenuti grazie all’Indice del Pianeta Vivente, un indicatore creato dalla ONG nel 1997. Questo permette di stimare le variazioni della popolazione di vertebrati di tutto il mondo basandosi su un database di circa 21.000 specie di mammiferi, volatili, pesci, rettili e anfibi.

Tra le sue diverse iniziative a favore dell’ambiente, la Fondazione Principe Alberto II di Monaco si occupa della problematica legata alla convivenza tra gli umani e la fauna selvaggia. Tra i suoi progetti portati avanti in tutto il mondo, ricordiamo un programma del WWF per la salvaguardia della Tigre dell’Amur al confine tra la Cina e la Russia, un altro per conciliare il lavoro degli agricoltori tanzaniani con la presenza degli elefanti, o ancora per la salvaguardia delle tartarughe di mare in Mozambico.

Un bando per la salvaguardia delle specie locali

Il 10 settembre, la Fondazione ha inoltre indetto un bando “per migliorare i rapporti tra la fauna e le attività umane” nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Un contributo economico di 10.000 € sarà destinato ai progetti che si occuperanno delle specie locali, come il lupo, gli stambecchi, i mufloni, le volpi e i camosci. Il bando scade il 30 ottobre 2020.