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Cosa succede nel Museo oceanografico di Monaco durante la quarantena?

Museo oceanografico di Monaco coronavirus
Museo oceanografico di Monaco

Dalla sua istituzione, nel 1910, il Museo Oceanografico di Monaco non aveva mai chiuso le porte, né durante l’epidemia dell’influenza spagnola all’inizio del XX secolo, né durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Quest’anno, il Covid-19 avrà la meglio su questo nemico. Nonostante la sua chiusura, l’istituzione monegasca è sempre attiva, per il benessere della fauna e della flora che vi abitano.

La pandemia di Coronavirus che sta imperversando in questo momento non risparmia il Museo Oceanografico di Monaco. Per questo, alcuni collaboratori della struttura sono sempre presenti in questo luogo mitico che si affaccia sul Mediterraneo. E a ragione: assenza del pubblico non significa assenza di cure. Non sarà sicuramente Olivier Brunel, direttore dell’acquario, a dire il contrario.
Una presenza obbligatoria per il benessere degli animali

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“Le nostre missioni non cambiano affatto. Poiché ci occupiamo degli animali, che ci sia o meno il pubblico, dobbiamo essere presenti. D’altro canto, abbiamo dovuto riorganizzare il nostro servizio e lavoriamo mantenendo le dovute distanze. Ma la maggior parte del lavoro consisteva nel sorvegliare i nostri approvvigionamenti, dall’inizio della quarantena, per evitare possibili problemi di consegna o di stock. Abbiamo quindi ordinato una grande quantità di ossigeno, necessaria agli acquari, e del cibo”.

Un orario quasi invariato per i collaboratori

La giornata tipo si svolge, invece, in un’atmosfera del tutto diversa. “La mattina facciamo il giro delle vasche”, conferma il responsabile del team di assistenza. “Verifichiamo che non ci siano incidenti tecnici e che i pesci stiano bene, ci occupiamo della pulizia dei vetri, della sabbia e prepariamo il cibo per questo piccolo mondo. Cerchiamo anche di dedicare il nostro tempo libero al lavoro di coltura del corallo: facciamo delle talee affinché le vasche siano ancora più belle alla riapertura. Ma con il personale ridotto, questo tempo libero è raro”.

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Senza osservatori, i pesci si danno alla pazza gioia

A situazioni inedite corrispondono comportamenti inediti. Pur rammaricandosi di non poter trasmettere la sua passione del mare al pubblico, Olivier Brunel ammette tuttavia alcune piccole consolazioni. “Grazie alla mancanza di rumore e di visitatori nel museo, abbiamo potuto osservare alcuni pesci che, fino ad oggi, sono stati un po’ timidi. Ad esempio, abbiamo potuto ammirare una cernia che di solito non si mostra mai. Abbiamo anche potuto trascorrere del tempo davanti a qualche vasca. Oltre al piacere che ci offre, è anche un modo per conoscere meglio gli ecosistemi marini e riscoprirli”.
Ciò che rassicura il pubblico è che, al Museo Oceanografico di Monaco, la flora e la fauna sono coccolate come si deve per mostrarsi al meglio non appena il museo riaprirà.

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