Pubblicità »
Profilo

Yann-Antony Noghès: “Ho sempre sognato di diventare giornalista”

yann-antony-noghès-3
Camille Esteve

Il giornalista e produttore monegasco si racconta a Monaco Tribune in un’intervista che ripercorre esperienze, progetti e viaggi, fino al suo ritorno nel Principato.

Pubblicità

“Se vuoi portare a termine un incarico, affidalo a una persona molto occupata”. Ecco il motto di Yann-Antony Noghès. Il giornalista e produttore è tornato nel Principato, con moglie e figlie, da ormai 6 anni dopo aver arricchito il suo bagaglio di esperienze durante il periodo passato a Bruxelles.

Dopo cinque anni alla Direzione dell’informazione al Parlamento Europeo e una decina come corrispondente per le emittenti BFM Businness e BFM TV, oggi Noghès presenta tre trasmissioni tra Francia, Belgio e Monaco: “La Faute a l’Europe?” [Colpa dell’Europa?] su France Info, “Coûte que Coûte” [Costi quel che costi] su RTL-TVI e “19h Dimanche” [Domenica ore 19.00] su Monaco Info. È pero nel 2005 che il suo più importante progetto ha preso forma.

“Produrre documentari significativi”

“Ho sempre sognato di diventare giornalista; una volta raggiunto questo traguardo, ho desiderato diventare produttore (…). Ho fondato una società con mio fratello, Alexandre Rougier, che si chiama Check Productions, con sede a Bruxelles e Monaco. (…) In questo momento stiamo lavorando alla produzione di otto documentari in collaborazione con emittenti da tutto il mondo. È fantastico,” racconta il produttore.

Si tratta di documentari e trasmissioni che vanno in onda su canali francesi, belgi e americani e che affrontano tematiche di spessore: “Cerchiamo di produrre documentari significativi e ci divertiamo molto nel realizzarli. In particolare, avevamo girato un documentario, trasmesso su TF1, dedicato alla storia del Gran Premio e un altro che svelava i dietro le quinte dei vertici europei, trasmesso prima su France 2  e in seguito in Germania, Spagna, Belgio, Irlanda…”

Ma Yann-Antony Noghès non intende certo adagiarsi sugli allori perché ha ancora molti progetti in cantiere. Tra questi, un documentario sul Principe Alberto I, in prima visione a febbraio, che mostrerà il Sovrano da un punto di vista inedito.

Il produttore continua naturalmente anche il suo sostanziale lavoro in ambito europeo con la regolamentazione dei colossi del digitale, le GAFAM, la difesa europea e la tutela dei valori comunitari, con le questioni legate alle comunità LGBT in Ungheria e Polonia.

“A Monaco, quando si fa qualcosa, lo si fa necessariamente in modo eccezionale”

Tornato a Monaco da sei anni, Yann-Antony Noghès è molto legato al Principato. “Due volte a settimana vado a Parigi e a Bruxelles e ogni volta che parto verso il freddo nord mi rendo conto di ciò che sto lasciando qui. E quando torno, mi rendo conto di ciò che ritrovo” ammette il produttore.

Diversamente da quanto ci si possa aspettare, uno dei suoi migliori ricordi da giornalista a Monaco risale al primo lockdown. Noghès racconta: “La trasmissione ‘Monaco face au Covid-19’ [Monaco di fronte al Covid-19] è stata un’esperienza davvero straordinaria. Abbiamo lavorato 47 giorni senza sosta e, da un punto di vista umano, ho avuto la percezione di contribuire al mantenimento dei legami sociali in un momento in cui tutti erano chiusi in casa. Ci siamo sentiti davvero utili, eravamo parte integrante di una comunità e avevamo il nostro ruolo. (…) Geneviève Berti, la direttrice dell’emittente Monaco Info, si è trovata in una situazione delicata: a causa del Covid, non aveva più team a disposizione ed era impossibile recarsi sul campo per i servizi. Abbiamo quindi ripensato il modello del telegiornale e abbiamo saputo trasformare questa difficoltà in un’opportunità. Risultato? Il telegiornale ora è più dinamico, più moderno, più d’impatto e anche più seguito. Ecco ciò che è possibile realizzare a Monaco.”

Quando si fa qualcosa, lo si fa necessariamente in modo diverso dagli altri e quindi in modo speciale ed eccezionale

Entusiasta di questa esperienza fuori dal comune vissuta nel Principato, Yann-Antony Noghès aggiunge: “È come per il Gran Premio: non c’era abbastanza spazio per creare un circuito di Formula 1 a regola d’arte, ma visto che Monaco ci teneva ad avere la propria gara, il circuito è stato creato tenendo in considerazione gli ostacoli e i vincoli delle strade del Principato. Questo l’ha reso uno dei più bei Gran Premi del mondo. Siamo passati dal non avere lo spazio sufficiente per realizzare una vera pista a diventare la capitale mondiale dell’automobilismo. È uno dei punti di forza di Monaco: quando si fa qualcosa, lo si fa necessariamente in modo diverso dagli altri e quindi in modo speciale ed eccezionale.”

Yann-Antony Noghès vive la sua passione per il giornalismo sia davanti che dietro alle telecamere. Sempre in viaggio tra Monaco, Bruxelles e Parigi, ovunque sia, persegue un solo obiettivo: raccontare storie significative.

>> LEGGI ANCHE: I 3 punti chiave della conferenza sul futuro della televisione a Monaco