Sogno senza immagini, apprendimento audio e tattile: il mondo dei non vedenti e degli ipovedenti in nero e Braille
Come percepiamo il mondo senza la vista, che rappresenta l’80% delle nostre informazioni sensoriali? Come facciamo a sognare senza immagini? A Nizza, in occasione del Tactile Tour, l’associazione Valentin Haüy punta i riflettori sulla realtà poco conosciuta degli ipovedenti e dei non vedenti.
In Francia ce ne sono due milioni, cioè una persona su trentacinque. Eppure gli ipovedenti – che non hanno una vista superiore a un decimo per occhio – restano in gran parte invisibili sulla scena pubblica e nelle politiche di inclusione. Alla biblioteca Raoul Mille di Nizza, dove l’associazione Valentin Haüy ha presentato dal 17 al 30 ottobre il Tactile Tour, una mostra di opere d’arte riprodotte in stampa 3D, Olivier Rizzo, presidente del comitato di Nizza dell’associazione, fa una constatazione allarmante: “Solo 7.000 persone leggono ancora oggi il Braille, su 2 milioni di persone che potrebbero essere interessate”.
L’audio et le tactile
Questo declino si spiega con un cambiamento avvenuto circa dieci anni fa. “Il Braille è stato gradualmente abbandonato a favore dell’audio”, spiega Olivier Rizzo, che preferisce vedere l’audio come un complemento. Questa tendenza è stata incoraggiata dalle tecnologie di sintesi vocale e dagli audiolibri, considerati più accessibili. Ma questa apparente facilità d’uso nasconde un’insidia che i giovani ipovedenti scoprono quando iniziano gli studi superiori. “Molti sono costretti a fermarsi dopo la maturità, perché senza la padronanza del Braille l’integrazione di conoscenze complesse diventa molto complicata”, continua.

Il Braille, l’alfabeto a sei punti inventato nel 1809 da Louis Braille, studente dell’Institut des jeunes aveugles (Istituto dei giovani non vedenti) di Parigi, non è solo una reliquia del passato. “Con questi sei punti si possono creare 64 segni”, spiega pazientemente Anne-Marie Bonnefoi, volontaria dell’associazione che ha perso la vista vent’anni fa, ai bambini che partecipano al laboratorio di scoperta. “Non sono sicura che mia nipote abbia mai incontrato una persona non vedente prima d’ora. È molto curiosa e fa molte domande”, ha detto la zia di una bambina che passava per caso nell’atrio della Gare du Sud a Nizza. Religiosamente, con gli occhi spalancati, i bambini ascoltano le spiegazioni di Anne-Marie mentre aziona le vecchie macchine per la scrittura Braille risalenti all’inizio del XX secolo: “Un romanzo di 300 pagine in scrittura tradizionale occuperà almeno tredici volumi in Braille pieno, ma solo la metà con il Braille abbreviato”. Un risparmio cruciale di spazio che tuttavia richiede una formazione approfondita.
A Nizza, l’Ecole du Château gestisce una classe speciale dove i bambini ipovedenti imparano il Braille fin dal primo anno della scuola primaria. La particolarità di questa classe è che, a differenza del linguaggio dei segni, che è diventato un’opzione dell’esame di maturità, il Braille non ha questo status. “Un alunno ipovedente deve fare i compiti in Braille e sarà corretto in Braille. Non è un’opzione, è un obbligo”, spiega Olivier Rizzo.


Un’epidemia silenziosa
Per il presidente dell’Associazione Valentin Haüy, i dati sono preoccupanti. Il numero di ipovedenti è in aumento, a causa di due fenomeni convergenti: l’uso massiccio di schermi e l’invecchiamento della popolazione. “Dei 2 milioni di persone colpite, circa 500.000 hanno più di 75 anni”, spiega il presidente dell’associazione. A quell’età, imparare il Braille diventa “molto complicato, anche se alcuni ci riescono”. Ne è testimonianza la determinazione di Anne-Marie, che ha imparato a leggere il Braille con una sola mano, mentre i più veloci lo leggono con entrambe.
Esistono numerose patologie, molte delle quali poco conosciute. AMD, retinite pigmentosa… Ci sono tanti ipovedenti quante sono le deficienze visive”, riassume Olivier Rizzo. Alcuni conservano la visione periferica ma perdono quella centrale: vedono i colori e le forme ma non i dettagli. Altri, al contrario, conservano la visione centrale ma in due dimensioni, senza profondità di campo. La maggior parte di queste malattie sono degenerative. “Possiamo rallentarle, ma non sappiamo ancora come curarle”, ammette.

Paradossalmente, il numero di bambini non vedenti che nascono sta diminuendo grazie agli esami prenatali e alla legislazione francese sull’interruzione medica della gravidanza. “I nuovi casi sono sempre più legati all’invecchiamento o agli incidenti”, osserva Olivier Rizzo. Mentre invece, la genetica gioca un ruolo importante nella trasmissione di alcune patologie, come dimostra il caso di Anne-Marie: due delle sue tre figlie soffrono della sua stessa malattia.
Soluzioni di speranza per il futuro
Anche se i progressi della medicina tardano ad arrivare – gli impianti retinici e altre innovazioni sono ancora in fase sperimentale e si applicano solo ad un’esigua minoranza di casi – la rivoluzione digitale ha trasformato la vita quotidiana delle persone ipovedenti. “Chiunque abbia vissuto l’era pre e post Internet vi dirà che questo ha aperto la sua visione del mondo”, afferma Olivier Rizzo, vantando che l’accessibilità è stata facilitata dalla lettura vocale.
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Anche nell’ambiente urbano si stanno compiendo importanti progressi per favorire la mobilità e l’inclusione. I trasporti pubblici sono ora dotati di rampe e dispositivi audio per annunciare le fermate, i semafori possono essere attivati a distanza con un telecomando e le strisce podotattili stanno diventando sempre più comuni. Alla fine di ottobre 2025, Monaco ha lanciato l’applicazione Street Nav per guidare le persone a mobilità ridotta o con disabilità visive all’interno del Principato. Le caratteristiche includono una guida audio, una funzione bussola e percorsi adattati alle esigenze visive. Nei luoghi pubblici, gli ascensori e i medicinali riportano ora le scritte in Braille, in conformità con le normative europee. Tuttavia, questi servizi stanno diventando sempre meno utili a causa della diminuzione del numero di lettori di Braille.

L’associazione Valentin Haüy, fondata nel 1891, è una delle più antiche in Francia e si impegna a sensibilizzare le giovani generazioni. Il successo del Tour tattile, che ha accolto più di 400 visitatori in quindici giorni, testimonia un interesse reale. “I bambini sono particolarmente ricettivi. È importante che comprendano la differenza e l’inclusione”, afferma Olivier Rizzo. Marie-Christine, volontaria dell’associazione, racconta con passione la sua esperienza: “Nell’associazione facciamo 39 attività diverse, dall’escursionismo al tiro con l’arco! Sono sempre stupita dalla forza e dalla gioia di vivere delle persone con disabilità visiva.
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Al di là dei dispositivi tecnici, la disabilità visiva solleva una questione antropologica. Come sogna una persona non vedente dalla nascita, senza una banca di immagini? “Sogna solo sensazioni, suoni e odori”, risponde Olivier Rizzo. E che dire di coloro che hanno perso la vista? “Non possono più visualizzare certi colori”. La vista rappresenta circa l’80% delle nostre informazioni sensoriali e la sua perdita riconfigura completamente il nostro rapporto con il mondo. Anche l’olfatto, un senso presumibilmente compensativo, rimane intimamente legato alla vista. Quando si vede un ananas, spesso lo si associa al suo odore, ma il contrario è meno ovvio.











