Intervista

Influenza, gastroenterite, bronchiolite… Come proteggere i bambini dai virus invernali?

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La dottoressa Stéphanie De Smet - © Direzione delle Comunicazione

La Dottoressa De Smet, pediatra di Monaco, risponde.

Ogni anno la stagione invernale porta con sé una serie di virus e batteri, soprattutto tra i neonati e i bambini piccoli. Quali sono le malattie più comuni? Come possiamo proteggerli? Quando bisogna preoccuparsi?

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La dottoressa Stéphanie De Smet, l’unica pediatra privata di Monaco, ha risposto alle nostre domande.

1. Quali sono i virus più diffusi questo inverno?

Quest’inverno, la dottoressa De Smet ha osservato una recrudescenza di tre virus in particolare tra i suoi pazienti più piccoli. A cominciare dall’influenza: “dalla fine dell’anno, riscontriamo tanti casi di influenza ogni giorno. È una malattia che conosciamo bene, che colpisce tutti e in particolare i bambini piccoli”.

Estremamente contagiosa, l’influenza è di solito sinonimo di febbre alta, che dura da quattro a otto giorni. Il bambino affetto da influenza guarisce da solo anche senza essere curato. Tuttavia, una piccola percentuale di casi di influenza può avere complicazioni provocate da infezioni batteriche”, avverte la pediatra. “Come per ogni malattia virale, e come abbiamo visto con l’epidemia di Covid-19, ci possono essere anche forme gravi di influenza, in particolare nei soggetti a rischio, cioè i bambini con predisposizioni o vulnerabilità, soprattutto a livello del sistema respiratorio. Stiamo parlando di bambini nati prematuri, o che hanno avuto malformazioni o malattie respiratorie come la fibrosi cistica. Sono bambini che hanno molte più probabilità di altri di sviluppare complicazioni a causa dell’influenza”.

La seconda problematica più frequente è la gastroenterite. Questa infezione virale del tratto digestivo provoca vomito o diarrea. “Nella maggior parte dei casi si tratta di una malattia del tutto benigna. Ma può anche portare a una grave disidratazione nei bambini più vulnerabili, cioè i più piccoli e quelli con un sistema immunitario debole. In casi estremi, la disidratazione può portare al ricovero ospedaliero, in modo che il bambino possa essere reidratato tramite flebo se non è possibile farlo per via orale”, spiega la dottoressa De Smet.

Infine, la bronchiolite completa il trio delle epidemie invernali, anche se, nelle ultime settimane, la pediatra ha notato una leggera diminuzione del numero di casi. Solitamente, la bronchiolite inizia con un semplice raffreddore (naso chiuso o che cola) e una leggera tosse. La tosse diventa poi più intensa e il bambino potrebbe iniziare ad ansimare. In alcuni casi, il paziente può avere problemi respiratori, febbre o difficoltà a mangiare o a dormire.

“Queste tre malattie sono molto contagiose: si diffondono velocemente, soprattutto negli asili nido”, spiega la dottoressa De Smet.

2. Come proteggere i vostri figli e quelli degli altri?

Per la dottoressa De Smet, c’è una sola soluzione per limitare la diffusione di questi tre virus: vaccinarsi. “È la prima forma di prevenzione e siamo fortunati ad avere queste vaccinazioni”, afferma la dottoressa. “Oggi, tutte queste malattie possono essere prevenute grazie ai vaccini”.

Il vaccino antinfluenzale è particolarmente consigliato, soprattutto per i bambini più vulnerabili. Di recente, nei reparti di maternità è stata anche offerta la possibilità di vaccinare contro la bronchiolite. “Il vaccino ha già dimostrato la sua efficacia e personalmente ho visto molti meno casi di bronchiolite grave nel mio studio”, afferma la dottoressa De Smet.

Esiste anche un vaccino contro alcune forme di gastroenterite, che può essere somministrato ai neonati. “Il vaccino protegge da una piccola percentuale dei virus che causano la gastroenterite, ma è una percentuale in cui rientrano le gastroenterite più gravi”, spiega la dottoressa.

Sicuramente per la pediatra la vaccinazione rimane la misura di prevenzione più importante, ma non bisogna dimenticare le altre misure di prevenzione che possiamo adottare per evitare di contagiare gli altri o essere contagiati. Come già successo per il Covid, i medici raccomandano di evitare contatti troppo ravvicinati, di indossare la mascherina quando stiamo male per proteggere chi ci circonda e, ovviamente, di lavarsi bene le mani.

3. Quali sono i segnali per cui mettersi in allarme?

Naturalmente, la prevenzione non esclude il monitoraggio. Ci sono alcuni tipici segnali per cui i genitori dovrebbero consultare al più presto un pediatra o il proprio medico di base.

“Bisogna tenere sotto controllo lo stato respiratorio del bambino”, spiega la dottoressa De Smet. “Un bambino che ha difficoltà a respirare o ha un respiro rumoroso deve essere sottoposto a una valutazione medica. In caso di gastroenterite, è necessario monitorare l’idratazione del bambino. In altre parole, controllate che continui a urinare regolarmente, ma anche che abbia una buona dose di energia e sia sorridente…”.

E se le cure somministrate dal dottore non sono sufficienti a ridurre il dolore, non esitate a rivolgervi a un professionista sanitario o a recarvi al pronto soccorso. “Quando il bambino ha difficoltà a respirare, è meno sorridente, ansima, o si sforza e si muove molto per respirare, i genitori dovrebbero preoccuparsi. Per la gastroenterite, bisogna allarmarsi quando non si riesce a far bere il bambino e questo vomita ripetutamente. Bisogna anche prestare attenzione allo stato di vigilanza del bambino: se non è completamente cosciente, mostra sonnolenza e non risponde bene… bisogna mettersi in allarme!”.


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