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Inchiesta

Ucraina: le testimonianze dei russi di Monaco e della Costa Azzurra

Menton
Unsplash

La guerra russo-ucraina si fa sempre più intensa. Dopo la testimonianza di quattro profughe ucraine rifugiate nel Principato, questa volta sono i cittadini russi di Monaco e della Costa Azzurra a condividere con noi le loro preoccupazioni.

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Alcuni si rifiutano di commentare. Altri preferiscono rimanere anonimi. Altri ancora tremano o piangono al solo accennare alla guerra che sta scuotendo i due Paesi. Mentre la popolazione ucraina paga le innegabili sofferenze della guerra da più di un mese, anche gli espatriati russi stanno subendo i danni di un conflitto che nessuno aveva chiesto.

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Questo lettore, ad esempio, che vive tra la Costa Azzurra e Londra, denuncia le ingiustizie con cui lui e i suoi connazionali si ritrovano a convivere: “I russi ora sono spremuti da tutte le parti. Siamo stati “scossi” dal nostro governo e il resto del mondo ci ha semplicemente voltato le spalle. E mentre alcuni comprendono che il governo non ci ha chiesto alcun permesso per condurre queste “operazioni speciali” e continuano a trattarci bene, l’odio che provano altri paesi e aziende nei nostri confronti è impossibile da ignorare. I russi non vengono più assunti, non sono più ammessi nelle competizioni sportive e intellettuali, nelle organizzazioni mediche… ma queste sono tutte cose che dovrebbero restare fuori dalla politica. Secondo me si tratta anche di una sorta di “terrore” ingiustificato e selvaggio”.

Quando leggo i messaggi tra mia figlia e sua cugina che è rimasta in Ucraina, resto attonita e piango tutta la sera

Elena, Nizza

Una preoccupazione costante

Oleg, invece, fa l’ingegnere sulla Costa Azzurra. Seppur molto preoccupato per il rinnovo del permesso di soggiorno, per il momento ha deciso di concentrarsi il più possibile sulla causa ucraina: “Cerchiamo di aiutare, di donare alle associazioni, abbiamo ospitato (e ospiteremo ancora) i rifugiati. Pubblichiamo informazioni sui social network, traduciamo contenuti importanti, cerchiamo di persuadere i nostri amici russi che non comprendono la gravità della situazione. (…) Quello che veramente fa paura è la reazione della popolazione russa in questo momento! Non mi aspettavo una tale indifferenza, un tale cinismo. Si parla di operazioni militari come se fosse una guerra tra robot o personaggi virtuali! Non si parla delle vite perse e spezzate, anzi, è la dimostrazione che gli interessi dello Stato sono più importanti degli interessi della società! La gente è pronta a credere a qualsiasi sciocchezza, a cominciare dai nazisti ucraini e le armi nucleari e batteriologiche con cui l’Ucraina minaccerebbe la Russia, fino alle teorie complottiste, solo per giustificare le azioni dello stato e la loro passività!”

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Anche Elena, guida e interprete di San Pietroburgo residente a Nizza, si sente sopraffatta dalla guerra: “Sono poche le famiglie in cui le vite di russi e ucraini non si siano intrecciate nel corso di una generazione. Il mio primo patrigno era ucraino, della regione di Mykolaiv, mia figlia è per un quarto ucraina. Quando leggo i messaggi che si scambia con sua cugina, che è rimasta in questo paesino, in una cantina senza elettricità, senza acqua e senza riscaldamento, con dei genitori anziani, piango tutta la sera. (…) Resta solo da sperare che i membri della comunità russa che vivono sulla Costa Azzurra siano abbastanza saggi da comportarsi decentemente di fronte alle disgrazie comuni (anche sui social network, dove è in corso una guerra verbale)”.

Ho ricevuto molti insulti. Al lavoro, alcuni clienti aggressivi mi hanno detto che farei meglio a tornare nella mia Russia.

Ekaterina, Roquebrune

La maggior parte degli espatriati soffre dell’immensa difficoltà nel comunicare con amici e parenti. La signora Cazorla lavora in un negozio di alimentari russo a Beausoleil. Nonostante la clientela e i prodotti internazionali, la guerra si è fatta strada anche lì.

Ci confida commossa la sua paura per la situazione in Ucraina: “È orribile, non riusciamo a parlare con i clienti, piangiamo. È terribile… Vengo dal sud dell’Ucraina, la mia famiglia è lì. Siamo noi a soffrire, siamo noi a pagare, sia in Russia che in Ucraina. Perché? Per che cosa? Volete la pace? Ma perché mandare l’esercito e non un diplomatico? A noi chi ci ascolta? Ogni mattina invio un messaggio alla mia famiglia, ma non posso parlare normalmente. È tutto sotto controllo. Gli scrivo su Whatsapp per sapere se è tutto ok. Anzi la domanda è: “Siete vivi?” Finora tutto bene, grazie a Dio. Speriamo che tutto questo finisca presto”.

Si fa strada la russofobia

E se in questo negozio russi e ucraini vivono fianco a fianco all’insegna della solidarietà, altri cittadini russi devono subire il peso di opinioni non richieste e insulti.

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È il caso di Ekaterina, assistente sociale residente a Roquebrune, che ci racconta come è cambiata la sua vita: “Ho ricevuto molti insulti, ma non mi preoccupano le minacce online, piuttosto quelle che arrivano dalle persone che conosco. Una mia amica (che ora è in Ucraina) mi ha minacciata dicendomi che suo marito si occuperà di me personalmente, che i suoi genitori mi faranno deportare, che dovrò rispondere di tutto questo e che anche mia figlia dovrà farlo. Il tutto colorito da un linguaggio volgare e da insulti. Anche la mia estetista, a Nizza, dice cose spaventose: che massacreranno i russi, che odiano la nostra nazione. (…) Al lavoro, alcuni clienti aggressivi mi dicono che siamo fascisti e nazisti e che farei meglio a tornare nella mia Russia”.

Per Elizaveta Lovering, fondatrice dell’agenzia di traduzione e interpretariato Monaco Translations, che ha sede nel Principato da 20 anni, questa tensione si ripercuote anche sul lavoro: “ Sono Segretaria Generale del Club des Résidents Étrangers de Monaco (Crem). Ho ricevuto messaggi sui social che dicevano che i russi non dovrebbero far parte del Crem. Arrivano da account falsi che condividono questo genere di messaggi su ogni mio post. Non gli rispondo neanche, li segnalo e li blocco”.

Anche traduttrice e interprete asseverata presso la Corte d’Appello di Monaco, Elizaveta lavora principalmente con la comunità russa del Principato. Ricordando che russi e ucraini condividono le stesse origini, insiste sul fatto che i russi espatriati siano solidali con l’Ucraina. “È una tragedia per noi e per loro “, spiega. “Se siamo venuti a vivere qui, è perché abbiamo fatto una scelta di vita. (…) Dobbiamo quindi proteggere i russi da questa stigmatizzazione. Occorre sensibilizzare le istituzioni monegasche affinché i cittadini russi residenti nel Principato vengano risparmiati. Non conosco una sola persona che approvi quello che sta succedendo”.

Madre di due bambini, di sette e sedici anni, Elizaveta si è dovuta anche preoccupare per i suoi figli. Nonostante si considerino “cittadini del mondo”, per via delle loro origini multiculturali e del fatto di essere nati a Monaco, Elizaveta ha voluto assicurarsi che nessuno dei due fosse vittima di bullismo per le loro origini russe. “Penso che [a scuola] ci sia una certa consapevolezza. Gliel’ho chiesto, ma mi hanno assicurato che non sono stati infastiditi dai loro compagni. Per fortuna va tutto bene. Bisogna spiegarle le cose ai bambini, sensibilizzarli”.

Tutte le transazioni che faccio devono essere confermate dalla banca

Tatiana, Monaco

Conti bancari sotto controllo

Ma le conseguenze non riguardano solo la sfera sociale. Tatiana (nome di fantasia) vive a Monaco. Sebbene non sia stata vittima di nessuna particolare forma di russofobia, ha comunque avuto una brutta sorpresa consultando il suo conto in banca: “Dopo che sono arrivate le sanzioni, anche se non sono sulla lista [dei russi sanzionati], ho scoperto completamente per caso che mi era stato bloccato ogni genere di bonifico, anche quelli interni. (…) Non ho ricevuto nessuna lettera, nessuna informazione… ho dovuto contattare la banca, che non è stata in grado di rispondermi subito. Al momento, tutte le transazioni che faccio devono essere confermate dalla banca, e questo di solito richiede altri due giorni. (…) Quello che più mi infastidisce in questa situazione è la totale mancanza di trasparenza. Posso capire che i miei trasferimenti siano controllati, ma avrei voluto essere informata in anticipo”.

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Stesso problema per Maria, residente a Sanremo: “Ho avuto una conversazione molto spiacevole con la mia banca in Italia che mi ha chiesto se avessi la doppia nazionalità. Ho detto di no. Non mi hanno chiuso il conto ma mi hanno avvertita di non inviare denaro in Russia, cosa che comunque non ho mai fatto”.

La ragazza, però, è preoccupata anche per la sua famiglia che è rimasta in Russia: “Non posso più andarli a trovare quando voglio, viste le nuove restrizioni. Tutti i collegamenti aerei sono sospesi e ora devo escogitare un piano B per incontrare i miei cari da qualche altra parte”.

Al di là degli insulti e dei trasferimenti controllati, quello che la comunità russa teme di più è l’escalation dell’odio. Il 10 marzo, l’arciprete Andrey Eliseev della cattedrale russa di Nizza ha ricevuto una lettera minatoria anonima con scritto: “Lei è amico di M. Putin. Se ne vada subito in Russia, altrimenti lei e i suoi amici sarete assassinati. Ha un mese di tempo”. Secondo i nostri colleghi di Nice-Matin, il messaggio, firmato “un amico”, è stato oggetto di denuncia.

Qualsiasi siano le conseguenze che questi espatriati hanno dovuto subire dall’inizio della guerra, augurandoci che le parole non si trasformino in fatti nelle prossime settimane, c’è solo una cosa in cui speriamo tutti: la pace. E che arrivi in fretta.