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Regata Vendée Globe: Boris Herrmann circumnaviga il mondo in solitaria per salvare gli oceani

Boris Herrmann à bord du Seaexplorer - Monaco Yacht Club
Boris Herrmann à bord du Seaexplorer - Monaco Yacht Club

Per la prima volta nella storia, l’8 novembre, una barca che batte bandiera monegasca parteciperà alla Vendée Globe, una regata in solitaria intorno al mondo senza possibilità di attracco. Qualche giorno prima della partenza, abbiamo incontrato Boris Herrmann, skipper dello Yacht Club di Monaco Seaexplorer, per parlare delle sue aspettative per la gara, del suo impegno per l’ambiente e di come la regata aiuterà la ricerca oceanografica.

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Mancano pochi giorni all’inizio della Vendée Globe. Come ti senti?

La barca è arrivata a Les Sables-D’Olonnes [punto di partenza della gara] con una settimana di anticipo ed è pronta a partire. Data la pandemia, sto cercando di non correre alcun rischio, visto che tutti i partecipanti dovranno sottoporsi al tampone il 6 novembre e chi risulta positivo non potrà partecipare.

Cosa siagnifica per te e per Monaco la Vendée Globe?

È un sogno che diventa realtà. La Vendée Globe è la massima aspirazione per qualsiasi velista. È stato l’obiettivo più ambizioso del Team Malizia fin da quando è stato fondato da Pierre Casiraghi nel 2016. È la prima volta che una barca che batte bandiera monegasca partecipa alla gara. Ovviamente ne andiamo molto fieri…

Spero di arrivare tra i primi dieci!”

Sono quattro anni che ti prepari a questa regata, quali sono i tuoi obiettivi?

Nelle ultime 9 regate, su 116 partecipanti, solo 67 skipper sono arrivati alla fine. Avrò scorte di cibo sufficienti per 80 giorni, che posso anche razionare per arrivare fino a 100 senza sacrificare troppo. Se tutto va bene, dovrei riuscire a finire la gara entro 70 giorni, ma dipende dallo stato dei ghiacciai nell’Oceano Antartico. Il mio primo obiettivo è quello di finire la gara e spero di farlo tra i primi dieci.

In cosa pensi si distingua il Team Malizia?

A prescindere dallo sport, penso che il Team Malizia incarni una “filosofia del mare”, per così dire. La sfida fisica deve essere affiancata a un impegno concreto nella salvaguardia degli oceani. La questione ambientale è al cuore del progetto, che ha anche uno scopo educativo.

Puoi dirci di più sull’impegno del Team Malizia nella salvaguardia degli oceani?

Sono un amante del mare e del suo ecosistema, oltre che un membro della Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCO. Era importante quindi che la barca fosse in linea con i miei valori e il mio impegno nei confronti dell’ambiente. Oltre a essere veloce e affidabile, l’imbarcazione è equipaggiata con pannelli solari e generatori idroelettrici, così da non dover ricorrere all’uso di carburante fossile. Io e Pierre [Casiraghi] siamo entrambi curiosi di studiare i cambiamenti degli oceani, per questo a bordo avrò un laboratorio automatizzato che lavorerà 24 ore su 24 raccogliendo dati sulla temperatura dell’acqua, i livelli del sale e quelli del pH e della C02. Le informazioni verranno poi condivise con l’Istituto di meteorologia Max-Planck di Amburgo, oltre che con gli scienziati del centro di ricerca Géomar nella città di Kiel, in Germania, e con l’IFREMER di Brest, l’Istituto francese per le scienze oceanografiche.

Studiare l’impatto del cambiamento climatico e il riscaldamento degli oceani”

Perché questi dati sono così importanti per gli scienziati?

I dati raccolti aiuteranno a studiare l’impatto del cambiamento climatico sugli oceani. Al momento, le ricerche condotte nell’Oceano Atlantico non sono molte, speriamo quindi di essere i primi al mondo a fornire agli scienziati un database completo sull’oceano. Ci tengo a sottolineare che la precisione dei nostri sistemi di raccolta dei dati è stata confermata dalle maggiori istituzioni scientifiche. Sappiamo che gli oceani immagazzinano grandi quantità di CO2 e che giocano un ruolo fondamentale nell’attenuazione del cambiamento climatico, ma senza i dati completi, non possiamo comprenderne il vero ruolo e in che modo siano interessati dal riscaldamento globale.

Quindi per te la regata Vendée Globe ha anche uno scopo educativo?

Assolutamente sì. L’idea è quella di condividere l’avventura con il grande pubblico, soprattutto con gli studenti. La regata è molto lunga e ci darà il tempo necessario per poter parlare con i ragazzi del nostro lavoro. Sono in contatto costante con diverse scuole che terranno d’occhio la gara. Stanno anche utilizzando il pacchetto didattico che abbiamo creato in collaborazione con la Fondazione Principe Alberto II di Monaco e la Kuehne + Nagel [azienda dei trasporti Svizzera]. Il materiale didattico è disponibile in otto lingue e ha lo scopo di sensibilizzare i bambini di tutto il mondo sul cambiamento climatico.

Traduzione a cura di Valentina Alia


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